. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . (esercizio pongiano)¹

Insinuati come l’acqua in tutti gli interstizi di una vita e, ove non ci sia spazio, infiltrati con la tenacia d’una carezza sottile e paziente, affinché vi si accumuli un’intensità senza violenza. Sì, come l’acqua, controllando sempre la tua salinità, la concentrazione di calcare - l’acqua calcarea è la più dogmatica, soffoca, ostruisce. Conosci bene i pericoli del calcare nel cuore.

L’acqua che tu sarai non dev’essere altro che una distillazione essenziale di te, non un’astrazione o una costruzione putativa. Qualunque sostanza estranea, come la nausea, l’ira, l’angoscia, ne deturperanno la trasparenza, ne intorbidiranno il corso - e non ti riconoscerai, non ti riconosceranno. Saprai di salmastro.

Senza dubbio si son già viste acque iraconde - ma, bada, mai di propria iniziativa: sempre per la sollecitazione di sismi, per sconvolgimenti dovuti a pioggia, fango, tronchi, sempre per la violenza di un eccesso altrui, di un ritmo che si stravolge. E, quanto all’angoscia, è assurdo tentare di applicarla, di mescolarla all’acqua. È chiaramente un elemento estraneo, che irrompe nell’acqua come il peso intruso d’una pietra. E, pur tuttavia, bada che l’acqua accoglie la pietra, non la respinge; l’avvolge, l’acquieta, assorbe la sua violenza, l’annienta, senza ripudiarla, senza replicare; ammortizza la sua caduta, la deposita, delicatamente, su un fondale qualunque, e prosegue il suo cammino - sempre senza angoscia, senza ira.

Saprai arrivare a tanto? Di molte altre lezioni sei debitore all’acqua. Osserva come, pur prigioniera di leggi inflessibili, ella approfitti della libertà che possiede. Osserva come l’acqua non si deprima, né si lasci comprimere, come si scansi. Il mio stesso ragionamento vorrebbe essere d’acqua, ma è una retorica di pietra. Di questo perdonami. Ma sii acqua: vedi come, nel fluire o nel rifluire, segua convinta la sua direzione – per i capricci della terra, di sicuro, ma vedi come s’adegua senza dar mostra di sottomissione, senza che realmente vi sia sottomissione. Sfrutterà qualunque distrazione, qualunque difetto, per dileguarsi.

Per di più – è sempre se stessa, indipendentemente dalla sua quantità o dal recipiente o dallo stato, ma non si chiude, ermeticamente, su se stessa, rifiutando ogni contatto o mescolanza. Si modella allo spazio, ma lo riempie per intero, risolutamente – nulla rifiuta di quello che le è concesso. È indifferente alla propria grandezza. Se non fosse irriverente, direi, con lo stesso convincimento, che è un pantano o un oceano. E vedi, per esempio, come illumina: in un bicchier d’acqua o in un fiume, senza possedere luce propria.

Sii – ed era questo che ti volevo dire fin dal principio – un amante come l’acqua. Ama come l’acqua, con amore d’acqua. Insinuandoti. Inonda la carena.

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¹Alla maniera di Francis Ponge (1899-1988) scrittore e poeta francese.