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Commentarii de bello civili. Risposta di Cesare alla richiesta di Pompeo (Libro I) IX

Quae res etsi nihil ad levandas iniurias pertinere videbantur, tamen idoneos nactus homines, per quos ea, quae vellet, ad eum perferrentur, petit ab utroque, quoniam Pompei mandata ad se detulerint, ne graventur sua quoque ad eum postulata deferre, si parvo labore magans controversias tollere atque omnem Italiam metu liberare possint. Sibi semper primam rei publicae fuisse dignitatem vitaque potiorem. Doluisse se, quod populi Romani beneficium sibi per contumeliam ab inimicis exorqueretur, ereptoque semenstri imperio in urbem retraheretur, cuius absentis rationem haberi proximis comitiis populus iussisset. Tamen hanc iacturam honoris sui rei publicae causa aequo animo tulisse; cum litteras ad senatum miserit, ut omnes ab exercitibus discederent, ne id quidem impetravisse. Tota Italia dilectus haberi, retineri legiones duas, quae ab se simulatione Parthici belli sint abductae, civitatem esse in armis. Quonam haec omnia nisis ad suam perniciem pertinere? Sed tamen ad omnia se deswcendere paratum atque omnia pati rei publicae causa. Proficiscatur Pompeius in suas provincias, ipsi exercitus dimittant, discedant in Italia omnes ab armis, metus e civitate tollatur, libera comitia atque omnis res publica senatui populoque Romano permittatur. Haec quo facilius certisque condicionibus fiant et iure iurando sanciantur, aut ipse propius accedat aut se patiatur accedere; fore, uti per colloquia controversiae componantur.
 
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Commentarii de bello civili. Risposta di Cesare alla richiesta di Pompeo (Libro I) IX

Sebbene era chiaro che queste tesi non servivano per nulla per alleviare i torti subiti, tuttavia trovati gli uomini adatti, per mezzo dei quali si potevano riferire a lui le sue richieste, chiede ad entrambi perché gli sia portato il messaggio di Pompeo, che non sentano come un peso l'incarico di riportare a lui le proprie richieste, per vedere se possono con poca fatica sopprimere le grandi questioni e liberare dal pericolo tutta l'Italia. Aggiunge che per lui è stata sempre in primo piano la difesa del prestigio dello stato perfino preferibile alla sua vita. Egli si era rammaricato che il privilegio del popolo romano gli era sottratto in modo vergognoso dagli avversari, e tolta la concessione di prolungare il suo comando ancora per sei mesi era richiamato a Roma, mentre di lui assente il popolo aveva disposto che si tenesse conto nelle prossime elezioni. Tuttavia aveva sopportato la riduzione della sua fama con rassegnazione; avendo inviato una lettera al senato, affinché tutti si staccassero dagli eserciti, non ottenne nemmeno ciò. In tutta Italia si procedeva a nuovi arruolamenti, erano trattenute due legioni, che gli erano state sottratte col pretesto della guerra contro i Parti, la città era in armi. A che altro mirava tutto questo se non a suo danno?
Ma tuttavia, per parte sua, era pronto ad accettare qualsiasi soluzione e a soffrire ogni cosa per il bene dello stato. Vada Pompeo nelle sue province, congedino i due capi gli eserciti, tutti in Italia depongano le armi, sia tolta la paura dalle città, siano permessi i liberi comizi e l'attività politica al senato e al popolo romano.
Affinché queste cosa accadano più facilmente con patti chiari e si consacrino con un giuramento, o che egli si avvicini o che permetta che gli si avvicini Cesare; tutte le controversie sarebbero state risolte con un abboccamento.
 
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