• "Weird Al" Yankovic

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Crimini verbali

Zitti tutti, woo!
Ascoltate tutti!
Ehi, ehi, ehi, hah.
Ehi, ehi, ehi.
Ehi, ehi, ehi.
 
Se non sai scrivere in modo corretto,
se non sai le coniugazioni,
forse ti hanno segato all’esame,
e forse ora ti trovi
con la gente che ti sfotte in rete.
 
Bene, questi sono i patti:
proverò a istruirti,
ti familiarizzerò
con la nomenclatura,
imparerai le definizioni
di nomi e preposizioni;
l’alfabetizzazione è la tua missione,
ed è per questo che penso che sia…
 
Un buon momento
per imparare un po’ di grammatica.
Ora, ho forse farfugliato?
Lavora sulla grammatica;
dovresti sapere
quando è ‟affatto” e quando ‟per nulla”,2
come una persona che
non è cresciuta nelle fogne.
 
Odio questi crimini verbali,
come ‟Daccordo, ai ragione,
ma se saresti te a sbajjare?".
Be’, almeno l’itagliano, sallo.3
Non fare il coglione,
è meglio se rallenti
e usi il pronome giusto;
fa’ vedere al mondo che non sei un pagliaccio.
Metti giudizio!4
 
Diciamo che hai una ‟c”,
seguita da un apostrofo, ‟entra”.
Ora, che vuol dire?
Non scriveresti ‟centra” in questo caso,
ché non c’entra;5
è un’elisione.
Cos’è un’elisione?
Be’, è l’accorciamento di una parola, o un gruppo di parole,
tramite l’omissione di un suono o di una lettera.
 
Bene, ora ecco alcune note,
sintassi che storpi sempre:
niente ‟h” dentro il ‟tè”,6
il tuo participio è lasciato in sospeso,7
ma non voglio la tua suspense.8
Se vuoi davvero
pórti una ‟B” come ‟obbiettivo”,9
tieni solo a mente…
 
Che ‟ti”, ‟ci”, ‟di”, ‟per”,10
sono parole, non lettere.
Datti una regolata;
usa il correttore ortografico;
non dovresti mai
scrivere le parole usando i numeri,
a meno che tu abbia sette anni
o che ti chiami Prince.11
 
Odio questi crimini verbali;
hai davvero bisogno
di un revisore a tempo pieno,
tu, scemo che dà fiato alla bocca.
Be’, dovresti assumere
qualcuno bravo con la lingua12
per aiutarti a distinguere
l’italiano corretto.13
 
Una cosa ti chiedo;
il tempo per imparare gli accenti è finito da un pezzo;14
impara anche a diagrammare una frase;
di’ sempre ‟a me”,
non dire mai ‟a me mi”;15
e ascoltami quando ti dico questo:
spero che non usi mai le virgolette per enfasi.16
Hai fatto la seconda elementare;
spero che tu sappia
quando è ‟più bene” e quando è ‟meglio”.17
È meglio se capisci la differenza:
‟piuttosto che” non vuol dire ‟come anche”.18
E pensavo che ti fosse entrato in testa
che dire ‟propio” è un uso improprio.
Oh, ma proprio adesso hai detto
che non riesci propio ad alzarti dal letto:
mi fa venire proprio voglia
di aprirti la testa a bastonate.19
 
Ho letto la tua e-mail:
è piuttosto ovvio
che la tua grammatica sia errabonda,
sei incoerente.
Ho visto il tuo post sul blog:
è davvero fantastico;
era sarcastico, (Oh, svitato!)
perché scrivi come uno spastico.
 
Odio questi crimini verbali.
La tua prosa è inebetita;
penso che dovresti
scrivere solo con le emoticon.
Oh, sei una causa persa;
torna all’asilo,
eradicati dal pool genetico,20
fa’ del tuo meglio per non parlare a vanvera.21
 
Lascia perdere, mi arrendo.
Dico davvero, mi arrendo.
Ehi, ehi, ehi.
Ehi, ehi, ehi.
Sparisci!
 
  • 1. Parodia di Blurred lines {linee sfuocate} di Robin Thicke.
  • 2. Nell’originale:
    dovresti sapere quando / è ‟less” o è ‟fewer”,
    less {meno, di meno} si usa per gli aggettivi, gli avverbi e i sostantivi non-numerabili (ovvero ‟minore in quantità/intensità”).
    fewer {meno, di meno} si usa per i sostantivi numerabili (ovvero ‟minore in numero”).
    Nel verso tradotto:
    affatto significa "del tutto, completamente, assolutamente", mentre nient’affatto è il suo contrario ("per nulla, assolutamente no").
    Il problema è che affatto sta cadendo in disuso, quindi gli si associa il significato del più comune nient’affatto, che è diventata ormai un’espressione idiomatica.
    In "Mi aiuti a pulire casa? Affatto!", non ci si sta rifiutando categoricamente, si sta offrendo un aiuto entusiastico.
  • 3. Nell’originale:
    come ‟me ne può importare di meno”: / questo significa che t’importa, / almeno un po’.
    I couldn’t care less {non me ne potrebbe importare di meno} è spesso usata in modo improprio come I could care less {me ne potrebbe importare di meno}.
    Nella traduzione: errori ortografici ("d'accordo", "hai"); errore sul congiuntivo ("se fossi tu"); uso di "te" (complemento) al posto di "tu" (soggetto); pronuncia sbagliata di "gl" (/zbajˈjare/ anziché /zbaʎˈʎare/).
    La risposta ("almeno l’itagliano, sallo" anziché "almeno l’italiano, sappilo"), volutamente sgrammaticata, è spesso usata come presa in giro di errori altrui.
  • 4. L’originale usa il pronome "you", che significa sia "tu" sia "voi".
    Grazie a questo, la canzone riesce a oscillare tra i significati "tu" e "voi" senza variazioni grammaticali.
    In questo specifico verso, ad esempio, passa a un chiaro "voi": letteralmente, "Mettete tutti giudizio!"; in altri versi passa invece a un chiaro "tu", come in "ho letto la tua e-mail".
  • 5. Nell’originale:
    Diciamo che hai una ‟i”, ‟t”, / seguite da un apostrofo, ‟s”. / Ora, che vuol dire? / Non useresti ‟it’s” in questo caso / come possessivo;
    it’s {esso è} è una contrazione tra soggetto e verbo; viene spesso usato in modo improprio al posto del possessivo its {suo/sua/suoi/sue (di esso, soggetto non-umano)}.
    Nella traduzione: "entrarci" è praticamente sempre coniugato in modi come "c’entro", "c’entra", cosa che lo rende facilmente confondibile con il verbo "centrare", cosa che infatti avviene spesso, sia nello scritto (senza apostrofo) sia nel parlato (come in "questo non deve centrare" al posto di "questo non deve entrarci" {questo non deve avere importanza/influenza}).
  • 6. Nell’originale:
    niente ‟x” in ‟espresso”,
    espresso {caffé espresso} viene scritto in modo errato come ‟expresso” (confuso con l’aggettivo express {espresso}).
    In realtà, sia nell’originale sia nella traduzione, il primo esempio di errore è di ortografia, non di sintassi.
  • 7. Il dangling participle {participio penzolante} è una proposizione introdotta da un participio presente (in italiano si usa invece il gerundio presente), in cui però l’uso è improprio perché il soggetto della proposizione è sbagliato; quindi la proposizione rimane ‟penzolante”, senza un soggetto che le fornisca un senso compiuto.
    Ad esempio:
    Riding my bike, a black cat crossed the street. {Andando in bicicletta, un gatto nero attraversò la strada.}
    Nella frase, si voleva intendere che il soggetto di ‟Andando in bicicletta” fosse ‟io”; ma con questa costruzione, il soggetto (che è lo stesso della proposizione principale) è in realtà il gatto nero, ovvero: ‟Un gatto nero che stava andando in bicicletta attraversò la strada.”.
    Una costruzione corretta deve quindi fare a meno del participle: While I was riding my bike, a black cat crossed the street. {Mentre andavo in bicicletta, un gatto nero attraversò la strada.}
    Lo stesso errore si commette con altri tipi di proposizione in cui il soggetto non viene espresso.
    Vedi anche qui.
  • 8. drama = scenata, sceneggiata, comportamento eccessivamente isterico
  • 9. Nell’originale:
    Se vuoi davvero / omettere la virgola di Oxford,
    La virgola di Oxford è la virgola posta prima della congiunzione and {e} che precede l’ultimo elemento di una lista.
    Serve per eliminare l’ambiguità in alcuni casi, soprattutto per distinguere il caso "lista di tre elementi" dal caso "un elemento semplice, seguito da un inciso di due elementi".
    Ad esempio:
    We invited the strippers, JFK, and Stalin {abbiamo invitato le spogliarelliste, JFK, e Stalin}
    We invited the strippers, JFK and Stalin {abbiamo invitato le spogliarelliste, JFK e Stalin}
    Nel primo caso, gli invitati sono almeno quattro: JFK, Stalin, alcune spogliarelliste.
    Nel secondo caso, gli invitati sono due (JFK e Stalin), e si specifica che essi sono delle spogliarelliste.
    Nella traduzione: "obbiettivo" è una grafia ormai accettata, come "obiettivo", anche se in passato è stata fortemente osteggiata. La nuova variante, in fondo, segue la pronuncia molto comune (e ormai accettata) come /obbjetˈtivo/.
    Nella scala di giudizio scolastico da "A" a "E" (o, negli USA, da "A" a "F") "B" è un voto niente male, precluso a chi fa strafalcioni grammaticali.
  • 10. Nell’originale:
    ‟essere”, ‟vedere”, ‟sei”, ‟tu”
    che sono spesso sostituite dalle lettere omofone (B C R U).
  • 11. Prince è stato un cantautore statunitense. Nei titoli di varie sue canzoni ha usato la lettera U al posto di "you", tra cui anche la famosa "Nothing Compares 2 U" (interpretata da Sinead O’Connor).
  • 12. Cunning linguist {scaltro linguista} è un gioco di parole molto comune tra i linguisti; implica che un linguista, essendo sia intelligente sia dotato con la lingua, è anche dotato nel sesso orale, come cunnilinguist, ovvero come uno che esegue il cunnilingus.
  • 13. Nell’originale è "l'inglese corretto".
  • 14. Nell’originale: "il tempo per imparare gli omofoni è passato da un pezzo".
    In inglese ci sono moltissime parole che sono pronunciate allo stesso modo, ma si scrivono in modo diverso e hanno significato diverso.
    Ad esempio, nel videoclip: /ˈlaɪtnɪŋ/ "lightening" {illuminante, che schiarisce} e "lightning" {fulmine}.
    Nella traduzione:
    varie parole molto comuni (soprattutto monosillabi) sono omofone ma si distinguono nello scritto tramite l’accento: se/sé, te/tè, ne/né, si/sì, di/dì, li/lì, cosi/così, da/dà, …
    Altri invece non vogliono l’accento: fu, va, fa, do, qui, …
    Ci sono poi gli accenti acuti sulle "e", che sono spessissimo scambiati con accenti gravi: "perchè" invece del corretto "perché", nè/né, …
    E ancora, le confusioni tra accento e apostrofo come in (la seconda grafia è quella "standard") pò/po’, pie’/piè; anche negli imperativi: và/va’, dì/di’, …
  • 15. Nell’originale:
    di’ sempre "to whom" / mai "to who".
    Sia "to whom" sia "to who" significano "a chi"; nel primo caso, "chi" è un complemento, mentre nel secondo è un soggetto.
    Ad esempio:
    "I'll give it to whom I want" {lo darò a chi voglio} (il soggetto della seconda proposizione è "io", "chi" è un complemento)
    "I'll give it to who will deserve it" {lo darò a chi lo meriterà} (il soggetto della seconda proposizione è "chi")
    Queste frasi hanno la stessa struttura di:
    "I'll give it to him" {lo darò a lui}
    "I'll give it to he who will deserve it" {lo darò a colui che lo meriterà}
    In realtà, la seconda frase è molto più spesso resa in altro modo, come "I'll give it to he who will deserve it" (formale) o "I'll give it to people who will deserve it" {lo darò alle persone che lo meriteranno}.
    Nell’inglese moderno, soprattutto colloquiale, la forma "to whom" si sta perdendo quasi del tutto, perché ritenuta troppo formale; la forma usata in tutti i casi è quindi "to who".
    Nella versione tradotta:
    "a me mi" (e gli analoghi "a te ti", etc.) sono spesso indicati come scorretti, in quanto presentano una ripetizione (a me = mi), ad esempio "a me mi piace il gelato". Per cui le forme corrette sono date come "mi piace il gelato" (normale) o "a me piace il gelato" (enfasi su "me").
    Però nonostante la diffusa cognizione che "a me mi non si dice", la situazione è tutt’altro che chiara.
    Infatti, "piacere" regge un complemento di termine ("il gelato piace a me" -> "a me piace il gelato" / "mi piace il gelato"), mentre i verbi che reggono un complemento oggetto si comportano diversamente: "il gelato mi nausea" = "il gelato nausea me", per cui "a me nausea il gelato" usa un complemento oggetto ("me") come se fosse un complemento di termine ("a me"). Questo fenomeno è diffuso a moltissimi casi, e i parlanti non notano alcuna incoerenza in questo utilizzo.
    Il problema è che in questo caso non esiste una forma enfatica diffusa, per cui si ricorre a una delle forme "a me mi nausea il gelato" o "a me nausea il gelato" o "a me, il gelato mi nausea" o "a me, il gelato nausea".
    La forma grammaticalmente naturale sarebbe "me nausea il gelato" (da non confondere con la pronuncia romanesca di "mi nausea il gelato"), oppure "me, mi nausea il gelato", ma queste forme sono tutt’altro che naturali alle orecchie dei parlanti.
    Si può quindi considerare che "a me mi" non sia un’inutile ripetizione, da censurare, ma un modo lecito per porre enfasi su "me", ovvero una costruzione con "me" come tema della proposizione (vedi tema e rema).
  • 16. Le virgolette si usano per citare, ovvero per riportare un testo o un discorso diretto di altri, o anche per indicare che una parola è da intendersi come parola (significante) e non come il concetto/oggetto indicato da quella parola (significato); ad esempio in «La parola "nome" è un nome», la prima istanza di nome è una menzione (significante), mentre la seconda è un uso (significato).
    Le virgolette sono anche usate per indicare che una parola è usata con un significato leggermente improprio, o comunque diverso da quello standard, come ad esempio in «Mi è andata buca con la ragazza perché aveva "mal di testa"».
    In inglese però spesso le virgolette sono usate per enfatizzare una parola o espressione, cosa che solitamente è riservata al carattere corsivo o grassetto. Ad esempio «Non disturbarmi, sto "lavorando"», che significa che non sto davvero lavorando, ma sono impegnato in qualcos’altro che non posso confessare, viene usata al posto di «Non disturbarmi, sto lavorando», che significa che davvero sono impegnato col lavoro.
  • 17. Nell’originale: "se stai facendo buono o facendo bene", che significa "se sta facendo del bene [delle buone azioni] o se te la stai passando bene".
    In inglese americano, spesso si usa impropriamente doing good {fare del bene} con il significato di doing well {le cose stanno andando bene}.
    Il verso tradotto riporta invece un ipercorrettismo italiano. A volte si usa più bene nel senso di meglio, ad esempio in "questa volta il lavoro è riuscito più bene", anche per l’influenza dialettale.
    Questo porta a ripetere la regoletta da penna rossa "più bene non si dice" senza capire che "più bene" è lecito nei contesti opportuni, quando "bene" è un sostantivo e non un avverbio.
    Ad esempio "questo trattamento è positivo: fa più bene che male", o "ti voglio più bene che mai", o "non si può privatizzare l’acqua: dev’essere più bene pubblico che bene di consumo".
    In questi casi è "meglio" ad essere scorretto.
  • 18. Nell’originale:
    "ironia non è coincidenza".
    In inglese, soprattutto nell’inglese americano, molte persone usano irony {ironia} nel senso di coincidence {coincidenza}, e questo è particolarmente fastidioso per molti puristi.
    Qui c’è una delle molte filippiche sull’argomento.
    È ironico notare che in italiano si fa lo stesso identico uso di "ironia", e che nessuno si lamenta al riguardo. O forse è solo una coincidenza. D’altronde, si parla di "ironia della sorte", quindi tutto ciò che è coincidenza (dato che la sorte è coincidenza) è automaticamente catalogato come un particolare tipo di ironia.
    Il verso tradotto riporta invece un errore molto comune in italiano, soprattutto al nord: l’utilizzo di piuttosto che con il significato di come anche: "potremmo andare in vacanza in Sardegna, piuttosto che a Ibiza o a Riccione". La frase è intesa come "potremmo andare in vacanza Sardegna, oppure potremmo andare a Ibiza, oppure a Riccione"; espressa in quel modo, però, significa "potremmo andare in vacanza in Sardegna, invece che a Ibiza o a Riccione", ovvero la prima scelta è preferita alle altre due, mentre l’intenzione era di mettere tutte e tre le scelte sullo stesso piano.
    Nota: "piuttosto" ha anche il significato di "abbastanza, alquanto", che però non c’entra con l’errore discusso sopra.
  • 19. Nell’originale:
    che cosa è figurato e che cosa è letterale.
    Oh, ma proprio adesso hai detto
    che non riuscivi letteralmente ad alzarti dal letto:
    mi fa davvero venire voglia
    di schiaffarti letteralmente un piede di porco su per la testa
  • 20. Il pool genetico è l’insieme delle caratteristiche ereditarie (codificate nei geni, che costituiscono il DNA) dell’intera popolazione di una specie vivente. Quindi, se un individuo muore, esce dal pool genetico, ovvero i suoi geni perdono la possibilità di sopravvivere venendo trasmessi alle generazioni future.
    Curiosità: per premiare le persone troppo stupide per meritarsi di rimanere nel pool genetico, le quali però abbiano reso un servigio all’umanità auto-eliminandosi dal pool, perché la loro stessa stupidità è stata causa della loro incapacità di riprodursi (ad esempio tramite morte o sterilizzazione), è stato isituito il premio Darwin.
  • 21. drool = sbavare, avere l’acquolina in bocca; sbavare dietro a qualcuno.
    Qui significa "parlare in modo stupido, parlare in modo eccessivamente entusiastico".
    Oppure è un invito a non copulare, per non trasmettere i propri geni.
Original lyrics

Word Crimes

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