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Italiano
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Nel comodino della mia mamma
stavo cercando le scarpe di gomma;
sposto due maglie, la gonna rosa:
trovo nascosta una grossa sorpresa.
Non è una scarpa, però è di gomma…
cosa gli serve ’sto gioco alla mamma?
C’è un doppio fondo, ne trovo altri…
robe da pazzi; li chiamerò… gatti.
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
quei grossi e quei compatti,
uno ha la forma di Ligabue.
Son tutti allineati,
in fila per sei col resto di due,
han forme strane i gatti,
in fila per sei col resto di due.
E tengo a precisare che “in fila” non è un verbo.
Farò alla mamma una bella sorpresa
e i suoi gattini li spargo per casa:
un nei gerani, uno nel frigo,
un dal plafone che pende, che è figo,1
uno nell’atrio del nostro portone,
con quel che vibra farò zabaione,
quattro in acquario coi pesci rossi,
porto alla dolce maestra i più grossi.
Quarantaquattro gatti,
lì in corridoio aspettano tristi
la mamma con la nonna
che sono uscite a fare gli acquisti;
e, sorridendo, assieme,
piene di borse, apron la porta:
la mamma trema e sviene,
nonna ha un infarto e casca giù morta.
E adesso il vero senso mi è più chiaro
di quella canzoncina che cantano i papà…
“Volevo un gatto nero, nero, nero…”2
E quindi la morale magicamente scopri:
ricorda che bisogna farsi sempre i gatti propri.
- 1. plafone = soffitto.
- 2. Riferimento alla canzone per bambini Volevo un gatto nero.
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Parodia per soli adulti della canzone per bambini Quarantaquattro gatti.
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Italiano misto a dialettalismi triestini.